domenica 16 marzo 2008
domenica delle palme
Appena sveglia il mio pensiero và ad un volo mancato ieri sera, chissà se ha fatto rientro a casa mi son detta…poi arriva il messaggio…grazie a Dio questa mattina è andato tutto bene.
I miei dolori sono ancora forti e non mi permettono di programmare nulla di speciale per la giornata nenanche il pranzo della domenica che di solito preparo con molta cura, infatti i ragazzi andranno a pranzo dal padre e io avrò tutto il tempo per riprendermi.
Mi affaccio alla finestra attratta dai canti, preghiere di gente in processione con in mano rami d'ulivo e palme, attraversa la strada di casa per raggiungere la chiesa del quartiere.
I ricordi mi riempiono la mente.Ero bambina quando mia madre mi ha insegnato ad intrecciare le palme con foglie e rami di ulivo.Io accanto a Lei, sentivo il suo respiro aspro soffriva di asma allergico, odoravo il sole sulla sua pelle, era una donna alta e robusta, con tanta energia e in quel momento mi trasmetteva il suo sapere.Io piccola, seguivo con gli occhi i movimenti delle sue dita mentre prendeva le foglioline, le intrecciava sul rametto e le bloccava con il filo di cotone di colore bianco o nero, e quando era pronta la palma assumeva la forma di cuore,e si cucivano su i fiori profumati di gelsomini.Poi le portavamo in chiesa per la benedizione del sacerdote e le davamo alle persone care affinché ci fosse lo scambio della “PACE”.
E’ un segno di noi cristiani- segno di pace - che effettivamente dura solo un giorno, ma esiste ed è un bene.Infatti, poi pensi alla storia della religione cristiana dove si narra che Gesù, nato per essere la guida spirituale di un popolo, viene così barbaramente giudicato, condannato e fatto morire in croce,ti viene da chiedere:" ma anche se non fosse nato per essere questa persona perchè tanto imbarbarimento contro un solo uomo, tanto da farlo morire in simili condizioni,che uomini siamo"?
Resto nel mio letto e cerco di riprendere le mie forze, mi chiama la collega e mi avvisa che alle 19.00 ci dobbiamo incontrare vicino al cinema moderno di Santeramo,per vedere il film di Sidney Lumet,"Onora il padre e la madre",
"ok…",dico con un filo di voce, mi chiede se sto bene e io rispondo: "sì, sì, non preoccuparti sono i miei soliti dolori che non mi abbandonano mai".
A volte mi danno un periodo di tregua ma poi, soprattutto in primavera, eccoli, sono qui in tutta la loro forma acuta e violenta.
Ho preso i miei antidolorifici ed ora sto meglio, anche se vorrei gridare e piangere non solo per il dolore fisico ma soprattutto per quello che mi ricorda l’avvicinarsi della Pasqua, un giorno di Pasqua di 24 anni fa, in cui è morto mio padre.
Lui è morto soffocato da un carcinoma situato proprio all’ilo polmonare e tutte le volte che gli arrivava la crisi aveva dolori violenti, soffocamento e alla cianosi seguiva il pallore .
Per nostra fortuna questo momento è durato poco tempo ma la gravità del momento è quello che ti rimane e ti segna per la vita.
Vado a prepararmi vi racconterò del film e della serata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
...ti lascio un abbraccio forte e silenzioso...
Blue,
grazie e ricambio con tutta la stima che meriti.
Ribadisco: secondo me dovresti scrivere più spesso post che parlano di te. Solo in questo modo si riesce a capire come sei veramente.
Un bacio.
Dyo,
a dire il vero molto spesso mi ritrovo con delle crisi di identità molto forti, nenanch'io conosco come son fatta, ma in questa giornata sola e mentre mettevo in ordine i pensieri ho espresso qualcosa di me.Buonanotte cara amica.
Non parliamo di crisi di identità: oramai credo di essere Napoleone.
No no Napoleone, ma una donna semplice e indaffarata per casa...magari innamorata della vita e di un uomo.
:-)
Posta un commento