Orsa Maggiore, scendi, vellosa notte, nubiloso animale di pelo dagli occhi antichi, Occhi di stelle, dal folto irrompono le tue zampecon i lucenti artigli, Artigli di stelle, noi facciamo buona guardia alle greggi, ma siamo ammaliati da te, e diffidiamo dei tuoi fianchi stanchi e delle tue zanne acuminate, visibili a metà, vecchia Orsa. Una pigna: il vostro mondo. Voi: le scaglie che lo ricoprono. Io la sospingo, la rotolo dagli abeti all'inizio agli abeti alla fine, la sgrido, esamino il suo muso e la abbranco con le mie zampe. Abbiate timore o non ne abbiate! Riempite la borsa della questua e mettete una buona parola per il cieco, affinché lui tenga l'Orsa al guinzaglio. E speziate bene gli agnelli. Potrebbe essere che quest'Orsa si liberi, che non ci minacci più e vada in cerca delle pigne cadute dagli abeti; di quelle grosse, con le ali, che precipitano dal Paradiso. Ingeborg Bachmann
6 commenti:
Io mi dissocio, e non parlo più. ;-)
Dyo,
...e, il silenzio, come per incanto gettò luce sui tuoi pensieri e tu rivivi quello che c'è stato e quello non c'è.Un abbraccio.Maria
...brividi...e silenzi che tracciano segni indelebili sul cuore...
ti abbraccio forte
Blue,
dal tuo cuore emergono parole che accarezzano l'anima e il cuore.
Davvero ti abbraccio.Maria
Il silenzio getta luce sui miei pensieri e su quello che non c'è più. Che consolazione... :-)
Posta un commento